pxb_736881_c6248853f0b2eb045ea6299d251ab794
diapositiva1.jpeg

I NOSTRI CONTATTI

infocitta6@gmail.com

SEGUI I NOSTRI SOCIAL

negozi sotto casa
6 di sesto

facebook
instagram

All Right Reserved 2022

paper-3653357_1280-removebg-preview

La città nel Basso Medioevo

tratto da http://www.mondimedievali.net/Medioevoquotidiano/indice.htm

 

 

Per affrontare il tema della vita cittadina nel Medioevo dobbiamo, prima di tutto, considerare la rinascita economica, e quindi sociale, che, a partire dai primi del secolo XI, caratterizzò l’Europa. In quei decenni fondamentali scomparvero le grandi epidemie che avevano falcidiato la popolazione nei secoli precedenti, il clima si addolcì favorendo lo sviluppo dell’agricoltura, che in quegli anni si avvalse anche di nuovi strumenti tecnici, e venne meno anche la paura delle invasioni, soprattutto quelle ungare. 

Con la fine dell’Impero romano anche la rete delle città che ne costituiva l’ossatura aveva subito gravi contraccolpi. Abbandonate dal ceto dirigente, private della loro funzione di centri d’inquadramento del territorio, fra IV e VIII secolo, molte città si spopolarono e scomparvero. E quelle che rimasero in vita furono fortemente ridimensionate. 

La costruzione di chiuse e di cascate, l’introduzione di artifici che permettevano una migliore distribuzione del carico sugli animali, il miglioramento generale di tutti gli utensili da lavoro, i progressi nell’allevamento, moltiplicarono il rendimento e la produttività agricola, formando così un surplus di derrate agricole che permise di spezzare il cerchio vincolante dell’economia curtense e di liberare dalle vecchie occupazioni parte della forza lavoro, rendendola disponibile per attività artigianali e commerciali. Tutto questo permise una ripresa dei commerci, che, prima di allora, erano quasi scomparsi. Ovunque, si assiste all’aumento demografico della popolazione, sorgono nuovi centri abitati e le città rinascono a nuova vita. 

 

paper-3653357_1280-removebg-preview

 

Le città, sedi naturali dei commerci, ripresero quel ruolo di primo piano che avevano avuto nell’antichità, fornendo l’ambiente adatto ad una spontanea espansione delle iniziative produttive, artistiche e culturali. L’effetto più vistoso di questo processo fu l’incremento demografico, grazie ad una migliore nutrizione che fece diminuire la mortalità infantile e accrescere la resistenza alle malattie, che triplicò o quadruplicò la popolazione europea tra il 1000 ed il 1300. La crescita demografica fu tumultuosa nelle città, con percentuali d’incremento spesso doppie rispetto a quelle registrabili nelle campagne, soprattutto grazie al trasferimento entro le mura di gente venuta dal contado. Come conseguenza diretta si formano e si sviluppano, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale e nella Francia provenzale, nuovi ceti sociali e uomini liberi che, spinti da spirito di iniziativa, sete di gua­dagno e desiderio di libertà, percorsero le strade d’Europa. 

Inizia a entrare in crisi la tripartizione in cui la società cristiana si era strutturata, ovvero i tre ordines dei bellatores (i cavalieri o milites, quelli cioè atti al combattimento, che rappresentavano anche il ceto dirigente), degli oratores (tutti coloro adibiti alla preghiera, in pratica il clero) e dei laboratores (quelli cui incombeva il peso del lavoro manuale e che con la loro fatica mantenevano gli altri due ordini). I nuovi ceti erano formati principalmente da piccoli possidenti rurali inurbatisi. 

«L’aria delle città rende liberi», diceva un proverbio tedesco, ed effettivamente i contadini che arrivavano in città spesso lo facevano per ricominciare un’esistenza libera dagli obblighi e dai vincoli di dipendenza cui dovevano sottostare nelle campagne. Chi invece possedeva capitali, in città poteva impiegarli con maggior profitto nelle attività mercantili e manifatturiere.